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18 dicembre 2006

Commenti

Avv. Andrea Zanetti

C'é un'unica parola che mi viene in mente: vergogna.

avv. Cino Benelli

Per i piccoli l'unica speranza ormai è il ricorso straordinario, quando è ammesso ...

Sebastiano Di Francesco

Mi pare che il Governo con questa norma voglia una giustizia di classe.

francesco volpe

Nel condividere le critiche portate al nuovo regime sul Contributo Unificato, vorrei soffermarmi sulle ragioni che sembrerebbero essere state addotte per giustificarlo.

Le ragioni di questo nuovo aumento sarebbero, dunque, le seguenti:

1) da un lato, si dice che le cause disciplinate dall'art. 23 - bis sono sottoposte ad un
rito accelerato, rispetto a tutte le altre. La velocità del giudizio, dunque, si paga.

2) i quattrini che affluiranno nelle casse dello Stato serviranno ad assumere nuovi giudici
amministrativi o nuovo personale di segreteria.

Entrambe le giustificazioni sono capziose.

È vero che la legge prevede un rito accelerato per le cause in materia di espropriazioni e
appalti: esse addirittura, dovrebbero essere decise entro tre mesi. Ma questo, nella realtà,
non avviene, perché raramente il Giudice rispetta questi termini.

In secondo luogo, la maggior velocità del giudizio va paragonata a quella del rito
ordinario, che, come sappiamo, è tendente a zero. Questo evidenzia, dunque, che i
500 euro che si continuano a pagare per le cause ''non 23 bis'' sono di fatto regalati allo
Stato, visto che l'udienza è fissata quando ormai della causa importa poco a tutti, sì da avviarsi a una pietosa perenzione decennale.

In terzo luogo, occorre anche ricordare perché le cause disciplinate dall'art. 23 - bis
dovrebbero essere più veloci. E qui si deve chiarire che tale accelerazione non è stata
prevista per favorire il ricorrente, ma per favorire l'Amministrazione che resiste. Poi, per
compensare una minor tutela che il ricorrente ha, per questo tipo di cause, in sede cautelare
e di sospensiva.

Si è detto: per favorire l'Amministrazione resistente. Infatti, se l'impugnazione di
un'espropriazione o di un'appalto venisse decisa dal Giudice a distanza di molti anni, non si
potrebbe più tornare indietro e restituire il bene al cittadino espropriato o affidare
l'appalto all'impresa ingiustamente scavalcata. Infatti, nel frattempo l'opera è stata fatta
e sul campo di patate del cittadino corre ormai la nuova tangenziale.

In questi casi, l'ente pubblico è costretto a risarcire il danno (con rivalutazione e
interessi) a chi non aveva potuto ottenere tempestiva giustizia. Dunque: il rito accelerato serve per prima cosa a evitare alla pubblica Amministrazione di pagare danni
troppo ingenti.

Inoltre, in questo tipo di cause, la legge prevede che sia più difficile ottenere la
sospensiva del provvedimento, nelle c.d. more del giudizio: proprio perché non si vogliono
fermare le opere pubbliche. Infatti, la sospensione viene rilasciata solo se il ricorrente
dimostra che l'esecuzione del provvedimento impugnato (l'esproprio, l'aggiudicazione della
gara d'appalto) causa un danno eccezionale.

Se, dunque, il rito accelerato è previsto nell'interesse della pubblica Amministrazione e per
compensare una minor tutela cautelare, perché mai il cittadino deve pagare un sovrapprezzo?

Ma è capzioso anche sostenere che gli aumenti del C.U. serviranno ad assumere nuovi giudici.

Non che non ce ne sia bisogno, beninteso: i T.A.R. e il Consiglio di Stato sono notoriamente
sotto organico (anche perché molti magistrati sono distaccati nei gabinetti dei Ministeri:
questo è un altro discorso su cui bisognerebbe riflettere perché emergerebbero tanti aspetti
discutibili). Ma il fatto è che l'aumento del C.U. diminuirà assai il contenzioso nel suo
complesso. E allora che bisogno ci sarà di nuovi giudici?

Ma il sospetto è che queste siano solo le ragioni formali: quelle cioè da esibire al pubblico. Temo, invece, che la ragione vera, ma non detta, sia quella di disincentivare il ricorso alla giustizia amministrativa.

Se così fosse, vi sarebbe da preoccuparsi ancora di più.

In primo luogo perché tale ticket di accesso grava proporzionalmente di più sui soggetti economicamente più deboli. Eppure nei Tribunali si legge ancora che ''la legge è uguale per tutti''.

In secondo luogo, perché non dobbiamo dimenticarci che la possibilità di contestare gli atti dell'autorità pubblica davanti ad un giudice (quale esso sia) è alla base della trasformazione dello Stato assoluto nello Stato di diritto e della trasformazione del suddito in cittadino.

avv. antonio sette

Dopo averla invocata per tanti anni ci siamo: la fantasia è finalmente arrivata al potere; non solo, possiamo dire che non ci è arrivata da sola, bensì con una buona dose di ipocrisia.
Non riesco ad andare oltre questa triste metafora per commentare uno stato di totale degrado della politica giudiziaria in Italia.

Se ci sono troppi detenuti, prima si depenalizzano i reati (dei colletti bianchi), e se non basta con l'indulto svuotiamo le carceri.

Se i processi civili sono troppo lunghi si approvano norme che strutturalmente li allungano e a destra e a manca promettiamo di mantenere aperti anche i Tribunali con 300 procedimenti civili all'anno.

Se la giustizia amministrativa arranca aumentiamo il contributo unificato così svolgiamo un'azione deterrente a monte e la PA potrà adottare anche atti illegittimi tanto, visti i costi di accesso, il rischio che siano impugnati sarà sempre minore e sempre maggiore, invece, il rischio che le illegittimità proliferino.

Se sempre più funzionari e politici commettono fatti illeciti produttivi di danno per lo stato e per la collettività facciamo in modo di ridurre i tempi che lo Stato ha per accertare le responsabilità e condannare i colpevoli (ma siamo proprio sicuri che lo stato li voglia condannare ??).

Certo che per chi fa la professione di avvocato basterebbe solo decidere con chi stare e potrebbe alla fine dire che comunque ha vinto.

Vabbè rimane l'etica professionale, i valori, i principi costituzionali e tante altre belle cose rispetto alle quali si può sempre fare volontariato.

Piero Franceschi

Se non altro ora varrà la pena di sollevare la q.l.c. per la disparità di trattamento rispetto alla giustizia civile.

filippo cazzagon

Fermo restando quanto avevo già segnalato un paio di giorni fa al Direttore di questa Rivista, condivido pienamente anche nel merito tutte le critiche, anche di natura costituzionale, mosse a questa nuova forma di Giustizia-Fisco.
Purtroppo però siamo di fronte ad un atto incostistuzionale di fatto incensurabile: se non vado errato per adire in via incidentale la Consulta servono, a monte, almeno due requisiti ovvero un atto da impugnare dinnanzi al G.A. e la rilevanza della q.l.c. ai fini della risoluzione della controversia. Ma, almeno qui nel Veneto, accade che senza la prova del contributo integralmente versato (la stessa situazione si era verificata lo scorso agosto con la conversione del decreto Bersani) la Segreteria del TAR non accetta il ricorso, non fissa l'udienza cautelare, non permette l'instaurazione del processo. In questo stato mi sembra quindi un pò difficile sollevare la q.l.c. Mi auguro, a questo punto, che nel resto d'Italia valga una prassi in bonam partem...

avv. Pietro Quinto - Presidente Camera Amministrativa di Lecce, Brindisi e Taranto

La Camera Amministrativa Distrettuale degli Avvocati di Lecce, Brindisi e Taranto
denunzia
la gravità della disposizione contenute nel comma 1307 della legge finanziaria 2007, nella versione approvata dal Senato ed attualmente all’esame della Camera, che aumenta il contributo unificato dei ricorsi al TAR, già aumentati da € 340,00 ad € 500,00, ad € 1.000,00 in via generale ed a € 2.000,00 per i ricorsi in materia di appalti di opere pubbliche di servizi e forniture, indipendentemente dal valore della controversia.
Tale abnorme aumento del contributo viola fondamentali principi costituzionali in quanto limita l’accesso alla giustizia amministrativa soprattutto delle fasce più deboli dei cittadini e crea una disparità di trattamento rispetto alla giustizia ordinaria poiché non tiene conto del valore della controversia.
A legittimare l’innalzamento del contributo non serve la previsione dell’utilizzo di una parte delle maggiori entrate per l’aumento degli organici del servizio di segreteria atteso che i problemi organizzativi del servizio giustizia non possono risolversi attraverso una limitazione della tutela del cittadino nei confronti dei possibili abusi della pubblica amministrazione.
Gli avvocati della Camera Amministrativa di Lecce, Brindisi e Taranto
IMPEGNANO
i parlamentari salentini a richiedere la modifica della disposizione e l’abolizione dell’aumento del contributo unificato anche eventualmente attraverso il già preannunciato decreto legge “correttivo” della legge finanziaria.
Presidente Camera Amministrativa di Lecce, Brindisi e Taranto - Avv. Pietro Quinto

Avv.Nicolò de Marco

Insisto nel segnalare a tutti Colleghi come il Governo con un provvedimento al mese ci stia conducendo alla globalizzazione e americanizzazione selvaggia degli studi legali.L'aumento spropositato del contributo unico, e secondo me c'è da aspettarsi ancora un graduale aumento, si colloca perfettamentamente nella logica del costringere uno studio legale ad atteggiarsi come impresa.Il grande studio-impresa, come negli Usa, si carica su di se tutte le spese di giudizio, anche se può perdere la causa e compresa l'iscrizione a ruolo; se vince, grazie al patto di quota lite, però,potrà chiedere al cliente anche oltre il 50% dell'utilità derivante allo stesso.
Si tratta di impresa in tutti sensi ivi compreso il rischio e l'alea di perdere un giudizio, che si traduce in una perdita secca, e nella possibilità del fallimento dello studio-società se perde le cause.
Nello stesso tempo, però, adesso assisteremo a studi legali che potranno pubblicizzare un patto con il cliente come quello descritto (vieni da me, ti pago le spese anche se perdi, non perdi nulla, puoi solo vincere...etc.).
E' chiaro che più è alto il contributo, più gli avvocati saranno costretti ad associarsi, non potendo i costi ed i rischi cumularsi su un unico avvocato.
Pensiamoci,

dover scalera

l'aumento del contributo unificato oltre che gli aspetti sollevati dai miei colleghi - che condivido pienamente - finisce altresì per riproporre un modello di giustizia amministrativa che si sperava ormai superato. Infatti la introduzione di un rimedio così altamente disincentivamte proprio nelle materie in cui è più alto il contenzioso tra pubblica amministrazione e operatori privati significa, di fatto, reintroduttre una posizione privilegiata della pubblica amministrazione la quale sarà ancor meno incentivata a tenere codotte virtuose e legittime, vedendosi meno soggetta al controllo giurisdizionale. Con particolare riferimento al settore degli appalti la introduzione di un contributo unificato di 2.000 euro determinerà sicuramente una riduzione dei ricorsi per le gare di più modeste dimensioni; questo effetto insieme con la norma che non consente - per i soli affidamenti nell'ambito delle cd opere strategiche - la negazione della sospensiva laddove sia stato stipulato il contratto di appalto, finisce per ampliare enormemente l'area di impunità della amministrazione riducendo in ambiti sempre più angusti lo spazio per un sindacato giurisdizionale sull'operato della pa che a questo punto, riguarderà solo gli appalti di maggiori dimensioni non inseriti tra le opere strategiche. Credo che una norma siffatta oltre che anticostituzionale sia anche contraria ai principi di libera concorrenza: mi pare sia del tutto inutile imporre criteri di selezione e regole di gara necessarie a garantire l'accesso anche alle imprese di minore dimensione se poi, di fatto, le stesse imprese non sono messe in condizione di proporre azioni giudiziarie contro la violazione delle medesime norme.
Avv. Dover Scalera

Giovanni Scarpino

Appello a tutti i colleghi!
Ma insomma, la vogliamo sollevare o no la questione di illegittimità costituzionale!!??
Mi chiedo e vi chiedo:il nostro consiglio nazionale cosa sta facendo per cercare di risolvere la questione?
Credo che sia comune a tutti noi il problema della piccola ditta o della media impresa che chiede informazioni sulla presentazione di un ricorso avverso un'aggiudicazione di un appalto e poi si tira indietro appena conosce il nuovo ammontare del contributo unificato!

Carlo

Penso che fare emergere il problema nelle sedi appropriate sia la cosa più difficile. L'argomento, che sembra di poco conto, rappresenta per me piccolo imprenditore, il punto di ritorno al clientelismo sfrenato degli anni passati. Tra il rischio di perdere la causa (non so le %, ma vedo a volte delle decisioni che mi fanno rabbrividire), quello di vincerla con compensazione delle spese di giudizio (ormai prassi nella giustizia amministrativa) e magari non poter avere neppure l'appalto, oltre che l'esistenza di soli due gradi di giudizio (anche se spenderne 6.000 sarebbe ancora peggio), la scelta ovvia è quella di non fare alcun ricorso con una speranza che nel tempo si affievolirà sempre di più al crescere della consapevolezza da parte dei funzionari di turno della onnipotenza.

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