Tu vuoi fare l'americano, ma sei nato in Italy .... è questo il ritornello di una famosa canzone di Renato Carosone degli anni ’60, che sottolineava la tendenza degli italiani di scimmiottare gli Stati Uniti, considerati a torto od a ragione la fonte di ogni novità e modernizzazione, che tuttavia si scontra con il comportamento italico usuale (per ascoltare la canzone e comunque per leggere le sue parole, clicca qui).
E’ a questo ritornello che è corso inevitabilmente il mio pensiero quando ho letto la bozza del decreto legge Bersani 2 sulle c.d. liberalizzazioni, in attesa che esso venga pubblicato nella G.U.R.I.
Il Ministro Bersani e, più in generale, l’attuale Governo vogliono fare gli americani, ma sono nati in Italy.
Le liberalizzazioni previste dal decreto legge, come vedremo, sono ben poca cosa (più correttamente si dovrebbe parlare di semplificazioni, riguardanti peraltro settori marginali), mentre più rilevanti sono le abrogazioni (ad es. della riforma Moratti; v. art. 13 del decreto) e le vere e proprie marce indietro (v. l’art. 13 sulla revoca delle concessioni rilasciate alla Tav Spa dall'Ente Ferrovie dello Stato; una revoca che ha anche comportato la modifica dell’art. 21 quinquies della legge 7 agosto 1990, n. 241, introdotto dalla L. n. 15/2005, sull’indennizzo previsto nel caso di adozione di atti di revoca).
Ma vediamo di esaminare (sia pure in maniera sintetica) le novità del decreto-legge:
A) i primi 5 articoli del decreto non costituiscono liberalizzazioni o semplificazioni amministrative, ma interventi che stavano per - o comunque avrebbero dovuto - essere adottati dalle Autorità (della concorrenza e del mercato e delle comunicazioni) per garantire i consumatori e comunque la trasparenza del mercato.
Tale è, ad esempio, l’eliminazione del balzello previsto dai gestori di telefonia mobile per la ricarica dei telefonini, nonchè la eliminazione del termine (annuale) di scadenza della validità della ricarica (art. 1 del decreto), la previsione di un bonus nel caso di ritardo ovvero in caso di mancato recapito nella consegna delle lettere raccomandate (art. 2 del decreto), di apposite informazioni sui prezzi dei carburanti e sul traffico lungo la rete autostradale e stradale (art. 3), l'indicazione del prezzo al netto di spese, tasse e altri oneri aggiuntivi, nei messaggi pubblicitari delle compagnie aeree (art. 4), nonché la necessità di evidenziare nei prodotti alimentari le date di scadenza (art. 5)).
C’è da chiedersi se era necessario emanare addirittura un decreto legge per tali disposizioni, molte delle quali avrebbero potuto benissimo essere introdotte con norme meramente regolamentari o con apposite direttive delle Autorità di vigilanza.
Altrettanto è da dirsi con riferimento agli artt. 7 e 8 del decreto che prevedono rispettivamente misure per la concorrenza e per la tutela del consumatore nei servizi assicurativi (con la previsione in particolare del divieto di prevedere clausole contrattuali di distribuzione esclusiva di polizze relative a tutti i rami danni) e la semplificazione nel procedimento di cancellazione dell'ipoteca nei mutui immobiliari (con la previsione, in particolare, per le banche dell’obbligo di comunicare entro 30 giorni direttamente l'avvenuta estinzione del mutuo alla conservatoria, che provvede d'ufficio alla immediata cancellazione dell'ipoteca).
C) La prima vera semplificazione si trova nell’art. 8 del decreto, il quale prevede, per l’inizio di una impresa, una comunicazione unica, la quale vale quale assolvimento di tutti gli adempimenti amministrativi previsti per l'iscrizione al registro delle imprese e ai fini previdenziali, assistenziali, fiscali e per l'ottenimento del Codice fiscale e della partita Iva.
La disposizione comporta il superamento della fallimentare esperienza dello sportello unico per le attività produttive. E’ da auspicare che l’esperienza pregressa non si ripeta e che la comunicazione unica prevista dal decreto consenta realmente agli interessati di iniziare senza particolari complicazioni attività economiche produttive.
Se si legge attentamente la norma in questione, tuttavia, ci si accorge che la sua efficacia decorrerà solo dal momento in cui verrà emanato apposito regolamento adottato dal ministro dello Sviluppo economico, di concerto con i ministri per le Riforme e l'innovazione nella Pubblica Amministrazione, dell'economia e finanze e del lavoro e della previdenza sociale. Onde sorge qualche dubbio sulla necessità di inserire questa norma in un decreto legge, il quale dovrebbe contenere norme per le quali è necessaria una immediata operatività. Vero è che il decreto prevede che il regolamento dovrà essere emanato entro 45 giorni dalla data di entrata in vigore del decreto-legge, ma l’esperienza passata ci insegna che i termini fissati dal legislatore per la emanazione di disposizioni normative, se meramente ordinatori, non vengono quasi mai rispettati.
D) Le c.d. liberalizzazioni previste dall’art. 9 del decreto (ma in realtà, come chiarito prima, si tratta di mere semplificazioni) riguardano francamente settori marginali (attività di acconciatore e di estetista, attività di pulizia e disinfezione, attività di guida turistica e accompagnatore turistico, attività di autoscuola, apertura di sale cinematografiche), non certo in grado di rivoluzionare il sistema economico italiano nè di impimere a quest'ultimo quella "scossa" che era stata preannunciata.
La previsione invece che “l'iscrizione all'albo dei consulenti del lavoro, che operino in Italia in regime di libera prestazione di servizi, non è richiesta per i soggetti abilitati allo svolgimento delle predette attività dall'ordinamento giuridico comunitario di appartenenza”, contenuta nel penultimo comma dell’articolo 9 del decreto, non costituisce altro che un adempimento derivante dalla normativa comunitaria.
E) L’art. 10 del decreto, riguardante le quote di distribuzione del gas, sembra invece previsto per dare corpo alla pretesa - a seguito dell’accordo tra ENI e Gazprom - di consentire l’ingresso della società russa nel mercato italiano della distribuzione del gas.
F) Dubbi e perplessità suscita poi la previsione - contenuta nell’art. 11 del decreto - di una nullità delle clausole che prevedono il pagamento di penali nel caso di estinzione anticipata dei mutui, dato che tale disposizione incide profondamente sull’autonomia contrattuale.
G) Costituisce non già liberalizzazione e/o semplificazione, ma una vera e prorpia “demolizione”, la previsione dell’art. 12 del decreto, secondo cui “sono revocate (alcune) concessioni rilasciate alla Tav Spa dall'Ente Ferrovie dello Stato”, che si estende anche a tutti i rapporti convenzionali da esse derivanti o collegati stipulati da Tav Spa con i General Contractors.
Tale demolizione comporterà, così come previsto dalla stessa norma, un non indifferente esborso per le casse erariali, dato che la Società Ferrovie dello Stato dovrà provvedere direttamente o tramite società del gruppo all'accertamento e al rimborso, anche in deroga alla normativa vigente ... degli oneri delle attività progettuali e preliminari ai lavori di costruzione oggetto di revoca nei limiti dei soli costi effettivamente sostenuti, adeguatamente documentati.
Al fine di limitare l’entità dell’esborso, l’ultimo comma dell’art. 12 del decreto prevede espressamente che: “All'articolo 21 quinquies della legge 7 agosto 1990, n. 241 è aggiunto il seguente comma: «Ove la revoca di un atto amministrativo a efficacia durevole o istantanea di cui al comma 1 del presente articolo incida su rapporti negoziali, l'indennizzo liquidato dall'amministrazione agli interessati è parametrato al solo danno emergente e tiene conto sia dell'eventuale conoscenza o conoscibilità da parte dei contraenti della contrarietà dell'atto amministrativo oggetto di revoca all'interesse pubblico sia dell'eventuale concorso dei contraenti o di altri soggetti all'erronea valutazione della compatibilità di tale atto con interesse pubblico»”.
Questa norma finisce per ridurre ulteriormente l’entità dell’indennizzo previsto nel caso di revoca degli atti amministrativi dall’art. 21 quinquies cit., limitandolo al solo “danno emergente” (con esclusione quindi del lucro cessante).
H) Altra rilevante demolizione è operata infine dall’ultimo articolo del decreto (art. 14), il quale, sotto la asettica rubrica “Disposizioni urgenti in materia di istruzione tecnico-professionale e di valorizzazione dell'autonomia scolastica”, prevede l’abrogazione di diverse norme contenute nel decreto legislativo 17 ottobre 2005, n. 226 (c.d. riforma Moratti).
Come risulta da questo pur breve esame, la tanto strombazzata “lenzuolata” del Ministro Bersani contiene ben poche semplificazioni (riguardanti peraltro settori marginali: è significativo in proposito notare che l’abolizione dei limiti di distanza tra distributori di carburante non è contenuta nel decreto legge, ma è stata probabilmente inserita nel - molto più rassicurante - disegno di legge varato nello stesso Consiglio dei ministri).
Di contro rilevanti e non del tutto indolori sono le “demolizioni” operate con gli ultimi due articoli del decreto legge (appalti TAV e riforma Moratti).
Mentre scrivo, continua a risuonare in me il ritornello della citata canzone di Carosone (Tu vuoi fare l’americano, ma sei nato in Italy), che tuttavia continua anche con queste parole: stammi a sentire: non c'è niente da fare ... riferendosi al fatto di essere nato in Italy e di avere, fin dai tempi dei Borbone, una innata tendenza a fare ammuina.
Rimane al fondo un interrogativo: occorreva proprio emanare un decreto legge (preceduto da apposite riunioni presso la Reggia di Caserta) per consentire agli acconciatori ed estestisti di iniziare l'attività con semplice d.i.a o per imporre ai produttori di scrivere in grande evidenza la data di scadenza dei prodotti alimentari?
Giovanni Virga, 28.1.2007
Condivido pienamente: c' è solo molto marketing anche in questa liberalizzazione.....
Scritto da: Gino | 29 gennaio 2007 a 10:00
Non condivido i commenti minimalisti riguardo alla "lenzuolata" Bersani. Riconosco che molti altri passi vanno fatti, a cominciare dai servizi pubblici locali, ma riterrei onesto riconoscere che è un buon inizio e, soprattutto, che quando qualcuno prova a fare qualcosa di innovativo vada detto senza se e senza ma.
Scritto da: Renato Perticarari | 29 gennaio 2007 a 14:55
Egr. Prof.,
da simpatizzante della sinistra (ma non so se per molto tempo ancora...), condivido pienamente l'opinione da Lei espressa sulle tanto strombazzate liberalizzazioni. Sono i soliti pannicelli caldi, buoni per risparmiare 10 centesimi di benzina e mettere nei guai l'ennesima categoria di poveri cristi. Nessun affondo verso le vere caste e i veri poteri forti. Comincerò a battere le mani a Bersani quando avrà il coraggio civile di demolire i privilegi di corporazioni blindate come quella dei notai (tanto per fare un esempio)
Scritto da: Francesco Caruso | 01 febbraio 2007 a 15:54
Chissà se il il nuovo 21 quinquies della 241/90 potremo usarlo anche noi, semplici stazioni appaltanti pubbliche, per toglierci dai piedi ditte incapaci e poi mandare magari il conto allo Stato.
Scritto da: edoardo vales | 01 febbraio 2007 a 18:16